Ci si abitua inesorabilmente alle cose belle della propria città. A volte, per esempio, i bolognesi alzano gli occhi verso le vette delle Torri degli asinelli seguendo, per riflesso, le teste alzate di qualche viaggiatore. Sarà successo qualcosa? Si chiedono. Ma non è successo niente: i viaggiatori guardano le vette delle torri semplicemente perché è bello guardarle. Eppure esiste un luogo di Bologna della cui bellezza non ci si stanca mai, anche se si abita in questa città da anni. Parliamo della Piazza e della Basilica di Santo Stefano. La basilica di Santo Stefano è nota anche, e soprattutto, come il complesso delle Sette Chiese. L'inizio della costruzione di questo complesso seguì di poche centinaia di anni la nascita di Cristo, diciamo che venne costruito 3 o 4 centinaia di anni dopo, quindi nel IV secolo. Il progetto iniziale perseguiva l’obiettivo di creare una copia fedele del Santo Sepolcro di Gerusalemme. Da allora, gli interventi che hanno portato al complesso odierno sono stati tanti e non tutti particolarmente lodevoli. E’ veramente una storia lunghissima e non l’affronteremo qui. Da sapere solo che oggi le chiese non sono più sette, quindi, rinunciate a cercarle tutte: ne troverete solo quattro. All’interno della Basilica si respirano vibrazioni spirituali incantevoli. Non perdetele correndo troppo o rinunciando a qualche minuto di raccoglimento, sarebbe un peccato. Della Piazza non diciamo nulla, ma, anche qui, vale la pena, sedendosi su uno dei muretti che la disegnano, aspettare un po’… Un frammento di storia della Basilica di Santo Stefano, però, uno dei più interessanti e clamorosi, merita di essere raccontato. Lo facciamo rubando il testo a www.uberti.eu Tenetevi forte e... ...benvenuti a Bologna. ...verso la fine del 1300 viene rinvenuta una tomba di epoca romana sepolta sotto il pavimento dell'attuale chiesa dei santi Vitale e Agricola, su cui è nitidamente inciso il nome "Simone", che era il nome originario di San Pietro (ribattezzato poi da Gesù "Kefa", che in aramaico significa appunto "pietra"). Nessuno si pone minimamente il dubbio che possa trattarsi di un qualsiasi altro Simone, e il sarcofago viene collocato sull'altare, il vescovo fa suonare le campane a festa e la chiesa è immediatamente dedicata a San Pietro. E tra i pellegrini che arrivano dal nord si diffonde la voce che il sepolcro del primo vicario di Cristo in terra non si trova a Roma, ma a Bologna. La notizia arriva anche in Vaticano, ma in un primo momento non viene creduta perché troppo inverosimile. E poi nel dicembre del 1399 si era a poche settimane dal nuovo anno santo e c'erano ben altri pensieri per l'organizzazione. Ma già a febbraio i cardinali preposti alle celebrazioni del Giubileo si accorgono che qualche cosa non funziona: gli arrivi dei pellegrini sono inferiori al previsto, e anche la durata del soggiorno di quelli che arrivano è ridotta. Nonostante il grande successo di questo giubileo riportato da molte cronache, si comincia a lamentare il clero, si lamentano osti e artigiani, cerusici e negozianti, persino ladri e prostitute: è un disastro economico, ed è dovuto al fatto che i pellegrini si fermano a Bologna e tornano a casa contenti e ricolmi di indulgenze. La risposta di Bonifacio VIII è durissima: la chiesa viene sconsacrata e il vescovo ha l'ordine di demolirla e reinterrare il sarcofago in un luogo segreto con la massima discrezione, nonché ovviamente di spiegare ai fedeli che i veri resti di San Pietro non si sono mai mossi da Roma. Nel giro di pochi giorni crollano il tetto e le parti alte delle mura, la tomba sparisce. Quindi, caso unico nella storia, una chiesa non viene distrutta dagli infedeli ma dal primo ministro di Dio, il Papa. E tutto questo senza dare scandalo, ma a maggior gloria del Signore, le cui vie sono decisamente infinite.